L’ITP è una Psicoterapia dell’Inconscio che parte dal presupposto, comune a tutte le Tecniche Immaginative, che la produzione immaginativa che si svolge in determinate condizioni, come i sogni e le associazioni libere, sia manifestazione privilegiata dell’inconscio.

Cos’è l’ITP

La “Tecnica Immaginativa di analisi e ristrutturazione del Profondo” (inizialmente “RED di poco spessore” – 1963, “ITP” – 1968) è una tecnica originale, molto vicina all’Oniroterapia di Scuola francese, che nasce dall’esperienza clinica del Dott. Leopoldo Rigo, riattualizzata dal gruppo da lui fondato nel 1966: il GITIM (Gruppo Italiano Tecniche Imagerie Mentale). La Scuola di Psicoterapia ITP per cui si è ottenuto il Riconoscimento ministeriale è emanazione del GITIM.

L’ITP si colloca nell’ambito delle “Tecniche Immaginative”, Si colloca dunque tra i metodi che utilizzano l’Immagine mentale quali il “Rêve éveillé dirigé (RED)” di R. Desoille e l’”Oniroterapia” di A. Virel; presenta inoltre delle analogie con la “Psicosintesi” di R. Assagioli e l’”Analisi Immaginativa” di L. Peresson e l’”Immaginazione Attiva” di C. G. Jung.

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Il  Rilassamento nella Tecnica ITP  Corso gratuito, presso FCP

Presentazione del libro “Psicoterapia dell’Immagine” di Leopoldo Rigo, presso LA STANZA DEI LIBRI

Ivana Zanetti: breve nota sulla Tecnica ITP

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Attività clinica con la tecnica ITP

Con l’ausilio dei metodi e dei test attualmente usati viene effettuata una valutazione dello stato psichico che consente di comprendere l’origine delle problematiche e le risorse personali che permettano di formulare un progetto di intervento o di dare indicazioni educative ai genitori.
La psicodiagnosi è rivolta al bambino, all’adolescente e all’adulto.

Il rilassamento digitale dialogato di Andre Virel, successivamente modificato da Rigo, di per sé presenta vari vantaggi, in quanto produce una inibizione fisiologica del tono muscolare, accresce la coscienza immediata del corpo, rende possibile un rilassamento completo e profondo in tempi relativamente rapidi, esclude ogni fattore suggestivo, anche quello del pensiero.

Il rilassamento ben praticato inizia una ristrutturazione dell’immagine corporea; per questo si può affermare che il rilassamento è un procedimento curativo di per sé. Un altro motivo che qualifica il rilassamento come curativo di per sé è dovuto al fatto che si può agire, per il suo tramite, sui nodi di memoria sparsi nel corpo.

Si propongono cicli brevi di intervento (10-15 sedute) di rilassamento e di visualizzazione. Sono rivolte a persone che vogliono apprendere una tecnica di rilassamento e attivare delle risorse immaginative in momenti particolari o critici della vita o vogliono avvicinarsi alle Tecniche Immaginative per sperimentarne l’efficacia su sé se stessi.

I cicli brevi si diversificano da una vera e propria psicoterapia ITP poiché intervengono su tematiche specifiche, come ad esempio i disturbi provocati dalla pandemia COVID 19, che è stata considerata un PTSD (stress post-traumatico) complesso.

Le visualizzazioni proposte dallo psicoterapeuta ITP rafforzano lo stato di rilassamento con potenziamento degli effetti curativi, ad esempio nelle situazioni di dolore cronico, come nel caso di pazienti oncologici.

La psicoterapia è l’intervento più significativo che mira a modificare stabilmente i nuclei problematici che sono alla base di vari disturbi: ansia, attacchi di panico, forme depressive, disturbi psicosomatici e crisi caratteristiche delle fasi di passaggio, disturbi nevrotici in genere. È utile nei disturbi di personalità e nel funzionamento borderline.

Dopo un’accurata valutazione diagnostica può essere indicato un percorso terapeutico per il bambino o il preadolescente che verrà condotto con tecniche derivate dall’ITP.Si tratta di tecniche che, pur basate sugli stessi riferimenti  immaginativi dell’ITP, utilizzano modalità adatte al bambino o al preadolescente quali il disegno, il modellaggio, il gioco, il fumetto.

Si offrono consulenze psicologiche ai genitori che sono in difficoltà nell’affrontare momenti critici della crescita dei figli. La modifica del rapporto genitore-bambino può essere talora l’intervento più indicato a risolvere i problemi dei figli.

Si offrono consulenze psicologiche ai genitori che si separano o divorziano, si trovano in difficoltà nel gestire questo momento. Desiderano capire come affrontare la separazione con i figli nel rispetto dei loro bisogni.

Lo stile specifico, che deriva dalla pedagogia dell’Immaginario e da una visione sempre in prospettiva evolutiva dell’Essere, consente allo psicoterapeuta ITP di affrontare con i genitori o gli educatori varie altre problematiche, quali ad esempio le enuresi o encopresi, i tic e le balbuzie, i disturbi negli apprendimenti, situazioni complesse legate a malattie organiche di vario tipo, il mutismo selettivo, i disturbi di tipo autistico.

I gruppi possono differenziarsi sia per i destinatari che per la finalità.
Sono stati attivati:

  • GRUPPI DI ANZIANI in casa di riposo, al fine di ridurre l’ansia, la depressione e il dolore;
  • GRUPPI DI SEPARATI, per elaborare la separazione e attivare la comunicazione e la collaborazione;
  • GRUPPI DI SURVIVOR (che hanno vissuto il suicidio di una persona cara).

Imagerie Mentale e ITP

L’Imagerie Mentale fu definita da Galton (1898) prima, da Binet (1911) poi, come successione di immagini e sensazioni immaginarie vissute e verbalizzate da un Soggetto in presenza di un Operatore.

I primi tentativi di applicazione psicoterapica si devono a Janet (1898) e a Clark (1926).
I principali ricercatori, ai quali si devono le attuali conoscenze sull’Imagerie Mentale, sono Desoille (1931), Happich (1932), Guillerey (1942), Kretschmer (1949), Schultz (1950), Godel (1952), Rigo (1952), Jung (1954), Leuner (1955), Arthus (1956), Gerard (1961), André Virel (1965).

La prima utilizzazione sistematica dell’Imagerie Mentale risale a R. Desoille, che apprende la tecnica dall’occultista E. Casland e la usa come un metodo per l’esplorazione e per lo sviluppo della personalità e a fini terapeutici (1945). Desoille coglie le possibilità di un mondo immaginario dinamico e capace di modificazioni significative nella vita del paziente. Egli definisce in quegli anni il metodo psicoterapico denominato “Rêve Éveillé Dirigé” (RED), che diventa il fondamento di tutti i moderni metodi psicoterapici fondati sull’uso delle immagini mentali.

I metodi psicoterapici originali che utilizzano l’Immagine Mentale sono quelli di Desoille (Rêve Éveillé Dirigé o RED), di Guillerey (Reverie Dirigée), di Leuner (VIC), di Rigo (RED di poco spessore – ITP), di Jung (Immaginazione Attiva), di Gerard (Symbolic Visualization), di Assagioli (Psicosintesi).

A Virel si deve la denominazione di “Imagerie Mentale” e la tecnica di rilassamento propedeutica alla psicoterapia di tipo immaginativo (teorie, tecniche ed esperienze sono illustrate nell’opera “L’Imagerie Mentale” di R. Frétigny e A. Virel – Editions du Mont-Blanc, Genève, 1968).

Rigo è tra i primi a conoscere, applicare e successivamente a modificare il ”Rêve Éveillé Dirigé” (RED).

Rigo introduce delle modifiche alla tecnica e denomina il suo metodo “RED di poco spessore (1963). In Rigo vengono eliminati gli aspetti suggestivi, viene incrementata la posizione attiva del soggetto e viene preparato con il rilassamento il passaggio allo stato semioniroide. Viene curato maggiormente il legame con la vita reale del soggetto e soprattutto viene introdotta una maggior spontaneità e non direttività, divergendo dall’approccio direttivo e decisamente pedagogico dell’ultimo Desoille, attratto dalle teorie del condizionamento pavloviano.

Il RED di poco spessore abolisce le salite e le discese spinte e, con semplici suggerimenti di tipo chinestesico, porta il soggetto ad affrontare la propria conflittualità, le proprie difese su un piano immaginativo e simbolico. Nei suoi lavori Rigo precisa la natura delle immagini del RED, la tipologia dei suoi interventi, che mettono il Soggetto in una condizione più attiva e meno di difensiva, l’uso delle immagini spontanee, l’impiego di procedimenti particolari quali la “tecnica delle regressioni d’età”, ecc.
In sintesi Rigo utilizza e rielabora soprattutto il primo Desoille, che ha abbondanti riferimenti a Freud e a Jung e una chiara impronta psicodinamica.

Rigo sviluppa in particolare alcuni aspetti:

  • la “rêverie”, che rende più profondo il rapporto con le immagini, provocata stimolando l’immaginazione del soggetto per mezzo dell’idea di movimento e di azione, soprattutto di ascesa e discesa;
  • la partecipazione del soggetto a livello chinestesico e i procedimenti che permettono allo stesso di far fronte ad immagini angoscianti con atteggiamento attivo e di superamento delle stesse, aumentando i poteri dell’Io di fronte alle forze inconsce;
  • i fattori di cura, il riordino della serie archetipica, i fattori di apprendimento e di modifica di pattern, particolarmente estesi data l’azione immaginativa in stato semioniroide.

Fin dal suo esordio la psicoterapia di Rigo punta alla “modifica del fondo Fantasmatico” e alla “integrazione e sviluppo della personalità”.

La psicoterapia di Rigo presto si incontra con le tecniche di Imagerie Mentale di R. Frétigny e A. Virel. Dagli anni 60 sia in Francia che in altri paesi si costituirono diversi gruppi attorno alle tecniche di Imagerie Mentale. Nel 1968 Rigo è tra i fondatori della SITIM “Société Internationale des Tecniques d’Imagerie Mentale”, di cui rimane vicepresidente fino alla morte. La SITIM promuove negli anni una serie di incontri internazionali, in cui si confrontarono
varie tecniche psicoterapiche e diversi apporti culturali e metodologici.

Fretigny e Virel diedero un grande contributo allo studio dell’Immagine Mentale, alla sua applicazione in campo terapeutico, al rilassamento, alla genesi delle Immagini, dando vita all’Oniroterapia. Per quanto concerne gli aspetti scientifici, sono stati particolarmente significativi gli studi encefalografici (1961-65) compiuti da Virel presso la Facoltà di Scienze dell’Università di Parigi, che dimostrano come il rilassamento approfondito, che comporta la comparsa spontanea di immagini, sia caratterizzato dal ritmo cerebrale “alfa”. Il ritmo “alfa”, studiato da H. Berger nel 1929, è l’attività elettrica delle regioni posteriori dell’encefalo che è caratteristica di alcuni stati di coscienza esclusivi della specie umana, nell’auto-ipnosi, nello yoga, nella meditazione zen.

Rigo, dopo aver utilizzato il training autogeno, apprende ed integra la tecnica di rilassamento, cosiddetto “digitale”, di Virel, che agisce su meccanismi fisiologici d’inibizione muscolare e, attivando l’attenzione del Soggetto sulle sensazioni tattili, accresce per così dire la sua “percezione profonda del corpo” e lo conduce ad un rilassamento più completo e ad un’imagerie caratterizzata dal ritmo alfa, in una condizione di elevata coscienza e di bassa vigilanza (Virel).
Questa è la situazione più idonea alla proiezione nel vissuto immaginario dei propri vissuti e delle proprie nevrosi ma anche alla liberazione delle potenzialità dell’immaginario, o meglio, come dice Virel, al ripristino della “Funzione biologica dell’Immaginario”.

Altri concetti in comune tra l’Oniroterapia e l’ITP sono:

  • la non direttività o una “direttività ridotta” in armonia con le caratteristiche del paziente;
  • la nozione di “Io Corporeo Immaginario”, centro del dramma immaginario che si configura come “autorappresentazione spazializzata della psiche del Soggetto”;
  • la definizione dello scenario e le implicazioni drammatiche.

Presupposti teorici: Immagine Mentale

L’utilizzo dell’Immagine Mentale è il mezzo fondamentale utilizzato dall’ITP (e in generale dalle “Tecniche Immaginative”), analogamente alla “associazione libera” nel metodo psicoanalitico e alla “immaginazione attiva” nella Terapia Analitica Junghiana.

L’immagine mentale è un processo del pensiero non una tecnica.

Lo stesso Freud, assegnando un primato al pensiero verbale rispetto al pensare per Immagini, riconosce che l’Immagine è molto  più vicina al  processo inconscio e  afferma: “il pensare per immagini… è solo una forma molto incompleta di diventare conscio… in qualche modo sta più vicino ai processi inconsci”.

Leopoldo Rigo spiega (nell’articolo “La psicoterapia dell’Immagine”, 1962) che “l’attività immaginativa, nel suo stretto rapporto con l’attività sensoriale, precede geneticamente le rappresentazioni astratte del pensiero ….. così l’Immaginazione, prodotto più immediato del linguaggio, precede geneticamente quest’ultimo e ne è una condizione”. Rigo sottolinea ancora come “l’immaginare è legato e quasi identificabile alle immagini visive e queste sono collegate a situazioni concrete con tutte le loro implicazioni emotive e sentimentali, mentre il pensare è sempre legato al linguaggio, che può anche non essere accompagnato da immagini ed è in ogni caso corrispondente ad un modo di essere molto più distanziato dalla situazione e meno carico di elementi emotivi”.

Dall’esperienza clinica emerge la constatazione che in seguito al rilassamento all’isolamento sensoriale  si attua una situazione -o meglio uno stato tra la veglia e il sonno, con un alto livello di coscienza e una bassa vigilanza.

Questo è il livello ottimale, tra la veglia e il sonno (stato di rêverie), per il libero fluire delle immagini mentali in cui il Soggetto è in uno stato vigile, non ipnotico. È uno stato in cui si attenuano le difese e il controllo razionale e si mette in moto l’Imagerie Mentale (che Virel chiama Onirodramma).

Con la rottura delle barriere intrapsichiche tra conscio e inconscio, conseguente allo stato di rilassamento profondo e di isolamento sensoriale, e con la messa in moto del processo immaginativo, spesso opportunamente sostenuto dal terapeuta, vengono ad essere presenti al soggetto che prova (“Io che prova”) livelli emotivi profondi. Possono emergere le “radici fantasmatiche” di origine precocissima che si configurano con il carattere concreto dell’esperienza vissuta. È impegnata tutta la sensorialità, in primo luogo quella propriocettiva; l’Immagine porta con sé tutto il vissuto del Soggetto: è cenestesica, chinestesica e labirintica, e poi tattile, uditiva e visiva; la partecipazione emotiva è in genere molto intensa.

Le immagini hanno il carattere concreto e presente della cosa vista, sentita, vissuta – non diversamente da una cosa vera.
“Tutti possiamo avere come confronto l’esperienza del sogno. Mentre sogniamo non sperimentiamo solo immagini visive: quando una persona prova ansia, prova anche un senso di costrizione, mentre se un sogno è gioioso, si prova anche un senso di dilatazione”.
Il Soggetto o la “parte che prova”, alla presenza dell’analista che ascolta empaticamente, vive stati d’animo ed emozioni che riattualizzano le sue vicende.

L’esperienza viene vissuta attraverso la “immagine autorappresentativa del Soggetto” o  ”Io Corporeo Immaginario” (Virel), a cui il Soggetto si sente identificato a livello emotivo e corporeo, provando tutte le diverse sensazioni: cenestesica, chinestesica, labirintica, tattile, uditiva e visiva, come nella vita reale e come nel sogno.

L’Io Corporeo Immaginario si muove nello scenario immaginario, anch’esso proiezione di stati emozionali e psichici che rappresentano carenze, difese, conflitti tra istanze psichiche. Le Immagini si organizzano in scene, all’interno delle quali il Soggetto vive e rivive in maniera “drammatica” veri stati d’animo e reazioni emotive. Il Soggetto può esplorare un bosco, essere sommerso da una palude, incontrare difficoltà di ogni genere, provare ansia e inquietudine di fronte ad un ambiente misterioso, come pure vivere le sensazioni più gratificanti.

Le Immagini derivano dal mondo interno del Soggetto (fantasmi e archetipi) e sono autorappresentative della struttura dinamica e in genere dello stato della personalità, esprimono la storia carenziale e conflittuale del Soggetto.

Per questo si parla di “immaginario concreto”. Infatti questo modo di intendere l’immaginario è molto corporeo e poco somigliante ad una concezione fantasiosa evasiva, quale talvolta viene assegnata all’immaginario da chi ha poca dimestichezza e pratica con questa fondamentale facoltà, tipicamente umana.

L’Imagerie Mentale, pertanto, si distingue nettamente dalle comuni “fantasie” di tipo evasivo o difensivo, che sono del tutto insignificanti a livello terapeutico.

Fasi della terapia

Vi sono due aspetti fondamentali: la teorizzazione psicoanalitica e la Psicologia Analitica Junghiana per quanto riguarda l’aspetto diagnostico e interpretativo, l’uso dell’Imagerie Mentale per quanto riguarda il metodo.

L’ITP ha un duplice scopo, o meglio una duplice possibilità: uno scopo eminentemente di soluzione delle problematiche, e uno scopo più legato all’espansione alla crescita della Persona: non solo la liberazione dal sintomo, ma la riorganizzazione della personalità.

Rigo, nei suoi scritti, ci indica le fasi del percorso terapeutico, ricordandoci che si tratta di una suddivisione teorico-didattica: fase “ristrutturante”, fase “conflittuale” e fase “archetipica”.

Significative e originali sono le elaborazioni terapeutiche di Rigo che riguardano la “ristrutturazione” delle carenze precoci, che mirano a ricostruire l’immagine corporea per quanto riguarda la coesione, l’investimento narcisistico sano, la capacità di relazione.

Originali dell’ITP sono le esperienze di ristrutturazione simbolica, che riparano risalendo ad esperienze anche molto precoci nelle quali  si è instaurato un trauma o una serie di microtraumi ripetuti, di varia intensità. Rigo sottolinea l’importanza della sintonizzazione terapeuta-paziente, della empatia nella relazione, ed evidenzia la dimensione relazionale, intersoggettiva della cura.

Fondamentale risulta la dimensione corporea della riparazione, che deve passare attraverso positive esperienze cenestesiche, vissute nella situazione immaginativa, alla presenza attiva del terapeuta. Se il fallimento delle primarie cure infantili si registra innanzitutto a livello dell’immagine corporea, la ristrutturazione di tale immagine o meglio del “fantasma del corpo” rappresenterà il punto di partenza per lo sviluppo del Sé , per il procedere del processo terapeutico.

La ristrutturazione prevede vari passaggi, quali: le realizzazioni simboliche, le identificazioni simboliche e le regressioni di età.

Negli interventi ristrutturanti dell’ITP sono rilevabili molte delle teorizzazioni di Donald Winnicott, di Françoise Dolto e altri autori. Rigo, da vero pioniere, ha riconosciuto, approfondito e trattato la tematica dei “microtraumi ripetuti” e della loro riparazione.

Nella fase che Rigo definisce “conflittuale”,  l’Io, dopo aver acquisito maggior forza e integrazione, è in grado di affrontare i “fantasmi” percepiti come angoscianti e pericolosi. Il “fantasma”  per Rigo è “un insieme di virtualità inconsce a figurative” (specie di vortice o campo magnetico inconscio) da cui derivano le Imagerie, i sogni notturni, ma anche atteggiamenti posturali, relazioni affettive, comportamenti. Il  paziente nel suo immaginario può incontrare allora figure minacciose, animali o figure umano-simili che lo aggrediscono o minacciano, oppure trovarsi in Scenari che lo intrappolano, come un roveto o sabbie mobili. Potrà quindi avere il sopravvento su di essi, agendo con interventi attivi e difensivamente anche aggressivi, che prendono di mira, contengono e rendono inoffensivi gli elementi persecutori presenti nello Scenario. Da queste “conflitti” il Soggetto deve uscire con un senso di sollievo e liberazione.

Nelle prime due fasi risulta importante la teorizzazione psicoanalitica nei suoi sviluppi recenti. Rigo preciserà in vari momenti di aver riscontrato molte situazioni ben spiegabili con le teorie freudiane e kleiniane, senza tuttavia ritenerle così dominanti, come per esempio le tematiche legate alla sessualità infantile ed al complesso di castrazione.

A questo punto il Soggetto avrà il dominio sul proprio mondo interno, e potrà aprirsi ad altre esperienze.

Nella fase “archetipica”, da Rigo considerata come fase di crescita e di individuazione, appare più significativa l’influenza junghiana. La fase terapeutica “ristrutturante” e “conflittuale” si sviluppa ed evolve verso una fase di “crescita psicologica” molto simile al processo di individuazione .

Rigo riconosce come molto simile il suo percorso terapeutico ed evolutivo al percorso individuativo junghiano: la fase “conflittuale” è assimilabile all’incontro con il lato oscuro, l’“ombra”, e la fase che egli stesso definisce “archetipica” contempla un incontro a livello immaginativo con le note figure dell’Inconscio collettivo: Animus, Anima, Figure Mana. Si potrà così accedere all’integrazione, contrassegnata dall’apparire dei simboli della Totalità (il Mandala).

La visione di Rigo, non è proprio sovrapponibile alla teoria junghiana. Rigo osserva infatti il venir meno nella maggior parte dei casi delle caratteristiche ambivalenti degli Archetipi, che si spiega con la risoluzione delle carenze e dei conflitti attraverso le precedenti fasi della terapia.

La Psicoterapia di Rigo si apre anche ad altri sviluppi. La personalità può evolvere verso una dimensione di più alto livello, transpersonale e spirituale. Nei suoi scritti descrive interessanti esperienze di “Stati luce e di “uscita dall’immaginario” descritte anche da altri autori: Desoille, Virel e altri.

Potremmo sostenere dunque che Rigo integra le visioni della Psicoanalisi e della Psicologia Analitica di Jung, ma nel contempo se ne differenzia, riferendosi eminentemente alla sua diretta interazione con la persona che vive l’esperienza immaginativa.

Tecniche derivate dall’ITP per la psicoterapia dell’età evolutiva

Leopoldo Rigo aveva sperimentato nella pratica clinica l’applicazione del Rêve Éveillé “di poco spessore” in età evolutiva già dal 1950 (vedi pubblicazioni).

Le tecniche derivate dall’ITP, a partire dall’esperienza svolta dai fondatori Leopoldo Rigo e Serenella Rigo Uberto, sono state approfondite e sviluppate dagli Psicoterapeuti ITP che si sono ulteriormente formati nell’applicazione della tecnica immaginativa con bambini e preadolescenti. Continuano a dedicare particolare attenzione alla supervisione e al confronto sui casi nei contesti socioculturali attuali, con nuove complessità associate ai mutamenti della famiglia e dell’educazione, e ai nuovi sistemi della comunicazione.

Le tecniche derivate si riferiscono in linea di massima ai periodi evolutivi dell’infanzia e preadolescenza e tengono conto sia delle specifiche caratteristiche dello sviluppo psicologico dell’età, sia dell’esigenza di valorizzare la soggettività e unicità del giovane paziente e la sua creatività. I principi di base dell’ITP sono validi anche nell’applicazione in età evolutiva, nella quale le modificazioni del Sé, dello stato interno e delle dinamiche relazionali si realizzano attraverso i cambiamenti che si svolgono con l’azione sulla scena immaginaria. Nell’ITP la scena immaginata è definita “fantasia concretizzata”, è considerata “autorappresentazione” del Sé e/o di parti del Sé, ed è “spazializzazione” dei rapporti passati e presenti, con le istanze e gli oggetti interni ed esterni.

Con i preadolescenti, tenendo presente gli aspetti “fase-specifici” relativi all’inizio dei cambiamenti somatici, cerebrali, alla maturazione psico-sessuale e alle modificazioni socio-affettive e relazionali, si mettono in atto adeguamenti opportuni della tecnica ITP. Si svolge un rilassamento “globale”, si tende ad abolire la salita e la discesa privilegiando lo spostamento nello spazio dello scenario immaginario da sinistra a destra. Si privilegia l’immagine di partenza libera o suggerita, opportunamente selezionata dal repertorio delle visualizzazioni guidate su temi simbolicamente adeguati alle problematiche e alle caratteristiche del paziente, o ispirati a contenuti e immagini dei sogni per affrontare specifici temi. La durata dell’Imagerie è in genere più breve e si può svolgere individualmente o in gruppo con coetanei.

Con i bambini dalla prima infanzia, dai tre-quattro anni, la seduta si svolge con “Tecniche di Gioco”, preferendo materiali semplici (per soddisfare le esigenze manipolative e la concretezza operativa dell’età) e poco strutturati, per favorire proiezioni e identificazioni che portino a opportune modificazioni dei conflitti e facilitino lo sviluppo evolutivo. Si usano materiali vari di “Gioco”: marionette, animali, persone, oggetti della quotidianità e del mondo naturale, oltre al materiale che costituisce i test “Il Mondo” e “Il Villaggio”. Questi si presentano come “mezzi” per la creazione della scena e lo svolgimento della vicenda immaginaria.

Il fantasticare è inglobato nel manipolare e non sempre è espresso verbalmente. Il commento spontaneo al gioco viene incoraggiato. I prodotti del gioco sono considerai equivalenti al sogno o alla “fantasia impegnata”.

Con i bambini il disegno, il disegno drammatizzato, il fumetto e il modellaggio favoriscono la messa in moto e l’utilizzazione dell’Immaginario e il suo dinamismo per l’esplorazione delle problematiche dell’Inconscio.

Il bambino sceglie la tecnica che preferisce ma in genere nel corso della psicoterapia alterna le tecniche in momenti diversi e talvolta anche nella stessa seduta.

Tra le varie tecniche, il modellaggio si presta in modo più immediato, tramite la manipolazione del materiale duttile, a fornire sensazioni di calore, pienezza, morbidezza. Queste sensazioni valorizzano la sensorialità tattile, termica e relativa al movimento, creando uno stato di distensione psicocorporea. La vicinanza compartecipata del terapeuta rinsalda gli effetti ristrutturanti di cui beneficia l’Immagine del Corpo, similmente al rilassamento.

Particolare interesse viene dato alla tecnica del fumetto, che si utilizza anche in fase di sondaggio psicoterapeutico, in cui si propongono temi prefissati significativi.

Il fumetto offre il vantaggio di sviluppare la vicenda fantastica con una narrazione in sequenza, che permette al bambino e al preadolescente un avvicinamento più cauto e graduale ai propri temi complessuali, relazionali e traumatici. Il fumetto offre spazio e tempo per approfondirli con un progressivo recupero di strategie, con la scoperta delle proprie potenzialità e con la maturazione di difese, che liberino la ripresa del processo evolutivo dai vincoli dei sintomi disfunzionali.

Gli interventi del terapeuta sono equivalenti a quelli usati nell’ITP: stimolazione dell’atteggiamento attivo o anche aggressivo di fronte alle figure o situazioni angoscianti e minacciose, con eventuali misure di protezione e lavoro di “strutturazione dinamica” e di “realizzazione simbolica”. Nel corso della Terapia avviene un progressivo apprendimento di difese adeguate, una ventilazione rispetto ai conflitti, l’estrinsecazione di sentimenti, una catarsi con manifestazioni di creatività.

Applicazioni ed Evidenza Scientifica

L’evidenza scientifica del metodo psicoterapico ITP è comprovata da una lunga e continuata pratica psicoterapica, attuata nelle strutture pubbliche socio-sanitarie e nell’attività privata clinica, che ha avuto inizio negli anni ’50 e che prosegue tuttora.

Dal 1957 Leopoldo Rigo iniziò a pubblicare lavori di carattere clinico, relativi ai numerosi casi studiati, su riviste specializzate quali “Rivista Sperimentale di Freniatria”, “Archivio di psicologia, psichiatria, neurologia”, “Minerva medico – psicologica”, “Infanzia anormale” (vedi pubblicazioni). LINK

All’epoca il Prof. Rigo, già direttore dell’Ente di Protezione Morale del Fanciullo (ENPMF) di Treviso, venne chiamato a fondare e dirigere il Centro Medico Psico-Pedagogico (CMPP) di Treviso, in qualità di psicologo clinico e psicoterapeuta. Presso il CMPP sono state applicate, con decine di pazienti, psicoterapie con ITP e Tecniche Derivate.

Il Prof. Rigo partecipò attivamente a numerosi congressi nazionali ed internazionali e nel congresso di Pedopsichiatria del 1963 presentò numerosi casi di adolescenti trattati con il “RED di poco spessore” (così allora denominava la sua tecnica).
Nell’articolo “L’attività psicoterapica presso un CMPP” (1966) Rigo documentò 40 casi risolti con trattamento psicoterapico a minori e 3 trattamenti psicoterapici alle madri; nell’articolo “La psicoterapia con il RED in età evolutiva” espose la applicabilità del metodo nell’infanzia e adolescenza.
Nel convegno SITIM di Cortina del 1970, nel quale confluirono esperti internazionali di Imagerie Mentale, il Prof. Rigo espose la psicoterapia di gruppo con ITP e altri membri del GITIM riferirono su vari casi a sintomatologia fobico-ossessiva.

Già da allora, come è stato acquisito nella tradizione tecnico-scientifica del GITIM, veniva posta particolare cura alla formazione di operatori dell’ambito psicopedagogico e medico psichiatrico.

La supervisione permanente dei casi in terapia ha permesso adeguamenti metodologici sempre più puntuali per psicopatologie gravi in crescente incremento, quali le strutture di personalità borderline, come è documentato dalle pubblicazioni annoverate nelle pubblicazioni, in particolare “La psicoterapia dei Borderline e delle Psicosi latenti con ITP” (L. Rigo, 1970).

Il riconoscimento istituzionale della validità terapeutica di questo metodo si è avuto, quando, costituitesi le Unità Locali Sanitarie, nella ULSS di TV è stato istituito il Servizio Specialistico di II livello per la psicoterapia e la supervisione delle equipe territoriali, diretto dalla Dott.ssa S. Uberto Rigo.

L’applicazione del metodo e la ricerca nell’ambito delle relazioni precoci (pre e perinatale) ha condotto all’approfondimento delle esperienze psicoterapeutiche parallele madre-bambino. Documentano questa intensa attività negli anni ‘80, le iniziative seminariali che si esprimevano anche nei convegni del GITIM patrocinati dall’ULSS di Treviso, dove si trovano riferimenti a casi curati con le tecniche ITP (vedi pubblicazioni).

Le ipotesi teoriche formulate dal Prof. Leopoldo Rigo e dalla Dott.ssa Serenella Uberto Rigo hanno trovato riscontro nell’ampia casistica clinica, raccolta negli anni da loro stessi e dai terapeuti del GITIM, operanti in ambito strettamente psicologico e psichiatrico, infantile e adulto. L’esperienza con ITP nell’ospedale Psichiatrico di Brescia dell’ULSS N.41, viene riferita dal Dott. E. Ebranati nel convegno “L’Imagerie Mentale e l’opera di L. Rigo”.

Lo studio e l’analisi approfondita del materiale clinico raccolto in circa un migliaio di psicoterapie condotte con ITP, sono documentate puntualmente, mantenendo fede ad uno stile empirico caratterizzante.

L’ITP è utilizzabile (L. Rigo, 1975) in tutte le forme di nevrosi ed è particolarmente indicata nei casi borderline. Non sono considerati situazioni indicate nel l’uso dell’Immagine i quadri psicotici e cronici e quando ci sono persone che non hanno un Io sufficientemente strutturato.

L’Imagerie Mentale non risulta praticabile con i pazienti che non riescono ad avere o a mantenere immagini mentali stabili, nonostante ripetuti tentativi oppure con pazienti che non si lasciano coinvolgere dalle immagini, mantenendo una debole risonanza.

Il metodo ITP è conosciuto in campo internazionale; infatti, i comitati biografici internazionali del “Marquis Who‘s Who” di Chicago e di Cambridge hanno inserito la biografia di L. Rigo nelle rispettive enciclopedie biografiche, quale figura eminente e creativa nel campo specifico della sua attività.

Una vera ristrutturazione

L’ITP, a differenza di metodi di ispirazione psicoanalitica volti a rafforzare le difese o ad aiutare il paziente a “liquidare” il passato e a raggiungere una “rassegnazione” psicanalitica (cfr. Eisenstein, Guex, Fromm-Reichmann, Balint), rappresenta una vera psicoterapia ricostruttiva: attraverso le “regressioni di età” e le “realizzazioni simboliche” relative ai bisogni profondi e regressivi del paziente è possibile giungere ad una vera riparazione della frustrazione di origine e del “difetto fondamentale” (Balint).

I procedimenti impiegati nell’ITP portano una vera ristrutturazione o strutturazione dell’Immagine del Corpo, che diventa una base del senso di identità (vedi Callieri e Felici a proposito dei “fenomeni di depersonalizzazione”).

Ciò è provato dal fatto che, superati i livelli a cui sono state vissute le fondamentali frustrazioni, si ha una ripresa a livello di Imagerie dell’evoluzione libidica normale, che spesso si completa con esperienze relative all’inconscio collettivo di Jung (1950, “processo di individuazione”) e con esperienze di “integrazione cosmica“ (cfr. L. Rigo, 1969 e S. Uberto Rigo, 1969).

Si giunge in tal modo molto spesso ad una vera guarigione, accompagnata non solo da una integrazione sociale, ma anche da uno sviluppo ed accrescimento delle attitudini e capacità personali e da un allargamento della coscienza (vedi “La psicoterapia dei Borderline e delle Psicosi latenti con l’ITP“ – L. Rigo, 1970).

SCUOLA PSICOTERAPICA

Corso Quadriennale di Formazione in Psicoterapia con le Tecniche Immaginative di Analisi e Ristrutturazione del Profondo

Riconosciuto dal MURST con decreto del 3/4/03 Gazzetta Ufficiale n.96 del 26/4/03

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